L’Ensemble Symposium ha interpretato con grande successo musiche italiane dimenticate

Di Hans Karweik (Wolfsburger Nachrichten, 1 Aprile 2019)

Migrants è il titolo del concerto dato dall’Ensemble Symposium al castello di Wolfsburg. Qui sono stati presentati alcuni brani ritrovati e riportati in vita di compositori italiani che girovagarono per l’Europa, come Dora Balistrieri del Consolato Italiano di Wolfsburg ha spiegato: Felice Giardini, Giovanni Battista Cirri, Giuseppe Cambini e, in particolare, Luigi Boccherini. Migranti sono i musicisti stessi: Cristina Vidoni (violoncello) si è trasferita da Udine a Basilea. Oggi fa musica assieme Ars Musica Zürich e con la Cappella Neapolitana. Beatrice Scaldini (violino) ha proseguito i suoi studi alla Royal Academy of Music a Londra. Simone Laghi (viola) si è addottorato a Cardiff (Wales) proprio sulla musica da camera italiana del diciottesimo secolo, la quale risuona in una Gartensaal completamente piena. All’inizio il pubblico ha accolto questa musica colmo di aspettative, senza preconcetti, e alla fine l’ha applaudita entusiasta. È una reazione del tutto inconsueta per lavori sinora sconosciuti di autori che sono appena familiari. Ma tale reazione è davvero giustificata! I componenti dell’Ensemble Symposium suonano ben controllati, alzano gli occhi, si scambiano fugaci sguardi, e basta la sola posizione dell’arco per raggiungere in un decimo di secondo l’intonazione. Con la loro tecnica esecutiva interpretano al meglio lo stile galante e sentimentale delle opere che suonano. Qui sono i pianissimi ad avere rilievo. Suonati così leggeri, delicati, dolci come prescrive il gusto dell’epoca tardobarocca, il quale alle orecchie contemporanee risuona straordinariamente melodioso. Ai primi esponenti dello stile galante appartiene in Inghilterra Johann Christian Bach così come il torinese Felice Giardini (1716-1796), del quale l’Ensemble suona il Trio Vanderbouzzen “In stile Italiano” in do maggiore. Giardini volle nella sua musica esprimere sentimenti, commuovere attraverso melodie emotive e armoniose. A quel tempo, nel diciottesimo secolo. Ma oggi l’Ensemble Symposium con un’interpretazione efficace e fedele all’originale colpisce anche gli ascoltatori del ventunesimo secolo. Secondo fonti non confermate il migrante Giardini morì povero, a Mosca, nel 1796.

               E suo contemporaneo fu Luigi Boccherini (1743-1802), di cui risuonano il Trio op. 14 n. 4 G. 98 in re maggiore e, dopo l’intervallo, il Trio op. 47 G. 108 in sol maggiore. Carl Ludwig Junker nel 1776 lo definì: “troppo pieno di ombre, troppo cupo, troppo imbronciato”; mentre Ernst Ludwig Gerber, al contrario, lodò Boccherini per la “libertà delle modulazioni, l’intimità del suo canto, e la sua veloce ed inesauribile vena creativa”. Così l’Ensemble italiano suona i suoi lavori, vicini al belcanto, anche se qui le voci sono strumentali. Balistrieri ha omaggiato i musicisti di rose bianche e Davide Leonardi con le sue parole.

Traduzione: Benedetta Saglietti

Foto: Gianandrea Uggetti